Muriel e l'amicizia
Giocare significa allenare la mente alla vita. Un gioco non è mai solo un gioco. Sthephen Littleward
martedì 30 gennaio 2018
Muriel e l'amicizia
lunedì 29 gennaio 2018
La foglia Muriel
La foglia Muriel
dal testo per andare in scena
La
primavera era finita.
Anche
l'estate.
La
foglia Muriel si era fatta grande. La sua parte mediana era larga e robusta, i
suoi cinque lobi diritti e appuntiti.
In
Primavera, quando aveva fatto la sua apparizione, non era che un piccolo
germoglio su un ramo abbastanza grosso prossimo alla cima di un albero
maestoso.
Muriel
era circondata da centinaia di foglie uguali a lei, o che almeno così
sembravano. Ma non tardò a scoprire che non esistevano due foglie uguali,
neanche sullo stesso albero. Accanto a lei c'era una foglia che si chiamava
Marjorie. Monica era la foglia alla sua destra, mentre quella così graziosa che
le pendeva sul capo aveva nome Magda. Erano cresciute tutte insieme, insieme
avevano imparato a danzare con le brezze primaverili, a dondolarsi mollemente
al sole d'estate, a lavarsi sotto lo scroscio rinfrescante delle piogge.
Ma
l'amica del cuore di Muriel era Martha. Martha era la foglia più grande del
ramo, e si sarebbe detto che fosse stata lì prima di tutte le altre. Era anche
la più saggia e la più esperta, o così almeno sembrava a Muriel. Fu Martha a
informare le altre che facevano parte di un albero. Fu Martha a spiegare che
quell'albero cresceva in un giardino pubblico. Ancora Martha disse loro che
l'albero aveva solide radici nascoste laggiù, sotto terra. E poi raccontò del
sole e della luna e della stagioni e delle stelle. Parlò degli uccellini che si
posavano sul loro ramo per intonare canti mattutini.
Muriel
era contenta di essere una foglia. Le piaceva il suo ramo e voleva bene alle
sue sorelline. Che soddisfazione trovarsi lassù nel cielo scaldata dai raggi
del sole, animata dal gioco del vento, toccata dalle ombre candide e soavi
della luna!
L'Estate
soprattutto era stata bellissima. Che delizia quelle giornate così lunghe, così
calde. E che pace in quelle tiepide notti.
C'era
stata gran folla d'estate nel giardino. Spesso la gente veniva a sedersi sotto
l'albero di Muriel.
Martha
le aveva spiegato che uno degli scopi dell'albero era far ombra.
"Che
cos'è uno scopo?" aveva chiesto Muriel.
"Uno
scopo è una ragione d'essere" aveva risposto Martha.
"Rendere
le cose più gradevoli agli altri è una ragione d'essere. Altra ragione d'essere
è far ombra ai vecchi che vengono qua sotto per sfuggire al caldo che c'è a
casa loro e così pure offrire un angolino fresco ai bambini che si radunano a
giocare e far vento tutte insieme alla gente che siede sull'erba e fa picnic su
una tovaglia a scacchi. Tutte queste cose sono ragioni d'essere."
Muriel
trovava simpatici soprattutto i vecchi. Sedevano sul prato, tranquilli,
silenziosi, e se ne stavano così, senza muoversi o quasi. A bassa voce
chiacchieravano del tempo che fu.
Anche
i bambini però erano uno spasso, sebbene qualche volta incidessero nella
corteccia il loro nome o vi scavassero dei buchi. Ma pazienza! Era così bello
sentirli ridere, vederli correre senza mai stancarsi.
Presto
l'Estate di Muriel finì.
Accadde
in una notte d'ottobre.
Muriel
non aveva mai avuto tanto freddo. Tutte le foglie tremavano, intirizzite, erano
ricoperte da un'esile guaina bianca che infine si sciolse lasciandole bagnate
di gelida guazza e lucenti nel sole del mattino.
Fu
ancora Martha a spiegare come stessero le cose. Disse che avevano sperimentato
per la prima volta la brina. La brina annunciava che ormai era autunno e che
tra poco sarebbe arrivato l'inverno.
Ed
ecco che quasi di punto in bianco tutto il giardino cambiò aspetto vestendosi
di una gran varietà di colori. Non restava una sola foglia verde. Marjorie era
diventata di un giallo intenso, Monica di un allegro arancione. A Magda era
toccato un bel rosso fiamma e a Martha un viola austero, mentre Muriel era
vestita di rosso e d'oro e di turchino. Le foglie erano uno splendore. Muriel e
le sue amiche avevano trasformato l'albero in un arcobaleno.
"Ma
come mai siamo tutte di colore diverso," domandò Muriel "dal momento
che apparteniamo allo stesso albero?"
"Ciascuna
di noi è diversa. Abbiamo vissuto esperienze diverse. Ognuna si è esposta al
sole a modo suo. Ognuna ha proiettato l'ombra diversamente. Come potremmo non
avere colori diversi?".
Martha
diceva cose piene di buonsenso. Poi comunicò a Muriel che quella stagione si
chiamava Autunno.
Un
giorno accadde un fatto molto strano. Le brezze che in passato invitavano a
ballare, presero a infierire sulle foglie, a scollarle, a tormentarne i
piccioli. Qualche foglia dovette lasciare suo malgrado il ramo. Si staccò
rimanendo in balìa del vento, volò un poco qua e là, si posò a terra
dolcemente.
Tutte
le foglie rabbrividivano di paura.
"che
diamine succede?"
chiedevano
le foglie bisbigliando appena.
"E'
quanto capita in Autunno". Disse Martha. "E' tempo per le foglie di
andare a stare altrove. Dicono alcuni che questo si chiami morire."
"E
moriremo tutte?" domandò Muriel.
"Certo,"
rispose Martha "non esiste cosa che non muoia. Non importa che sia piccola
o grande, fragile o robusta. Per un po’ compiamo il nostro lavoro,
sperimentiamo il sole e la luna, la pioggia e il vento. Impariamo a ridere e a
ballare. Poi, alla fine, moriamo."
"Ma
io non voglio!" esclamò Muriel, decisa. "Tu vuoi morire,
Martha?"
"Io
sì," replicò Martha "quando sarà la mia ora."
"E
quando arriverà?" domandò Muriel.
"Questo
nessuno può saperlo con certezza" rispose Martha.
Muriel
si accorse che le altre foglie continuavano a staccarsi dai rami
"Si
vede," pensò "che la loro ora è già suonata." Notò che qualcuna,
prima di cadere, si dibatteva nel vento. Altre semplicemente si lasciavano
andare e quietamente scendevano giù.
In
poco tempo l'albero rimase quasi nudo.
"Ho
paura di morire" disse Muriel a Martha. "Io non so cosa ci sia là
dove cadiamo."
"E'
naturale, Muriel" la rassicurò Martha. "Chi non ha paura dell'ignoto?
Però, tu non ti sei spaventata quando la Primavera è diventata Estate. E
nemmeno quando l'estate è diventata Autunno. Sono stati cambiamenti naturali. E
allora, perché temere la stagione della morte?".
"Anche
l'albero muore?" chiese Muriel.
"Sì,
un giorno morirà anche lui.
Ma
esiste una cosa più forte anche dell'albero. La Vita. Lei non muore mai. Tutti
noi siamo parte della Vita."
"E
dove ce ne andremo quando saremo morte?".
"Nessuno
può dirlo con sicurezza. E' questo il grande Mistero!"
"Credi
che torneremo, in Primavera?"
"Noi
forse no, ma la Vita sì."
"Ma
allora qual' è la ragione di tutto ciò?" Muriel non la finiva più, con le
domande. "A che scopo siamo state qui, se dovevamo cadere e morire tutte
quante?"
Martha
le rispose con il solito buonsenso. "Lo scopo è stato conoscere il sole e
la luna. Vivere insieme felici e contente. Fare ombra ai vecchi e ai bambini.
Vestirci dei colori dell'Autunno. Conoscere le stagioni. Ti sembra poco,
Muriel?"
Quel
pomeriggio stesso, nella luce dorata del crepuscolo, Martha si lasciò andare.
Cadde senza sforzo e nel cadere parve sorridere, serena.
Disse:
"Per il momento arrivederci, Muriel".
Da
quel momento Muriel rimase sola.
Sul
ramo non c'era che lei.
L'indomani
cadde la prima neve. Era soffice, bianca, carezzevole. Ma fredda, troppo
fredda. Quel giorno fu molto breve, e il sole non comparve. Muriel si accorse
di rattrippirsi, di raggrinzirsi, di scolorire. Faceva un freddo terribile e la
neve le gravava addosso.
All'alba
si levò il vento e la rubò al suo ramo. Muriel non sentì male.
giovedì 25 gennaio 2018
mercoledì 24 gennaio 2018
Dalla lettura di immagine alle emozioni
Dalla lettura di immagine alle emozioni
LETTURA
Date le opere “Oggetto sonoro” di F. Simi (2005) e “Xilotable” di M. Ragni (2006) (quest’ultimo solo per gli alunni dalla primaria in poi) gli alunni:
- Descrivono genericamente il soggetto;
- descrivono i dettagli degli oggetti: forme, colori, andamenti lineari, materiali utilizzati (ipotesi);
- ipotizzano le funzioni degli oggetti;
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